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Interviste di Ludovico Cantisani e Tobia Cimini
con la collaborazione di Lorenzo Castagnoli e Gerry Guida

Questo libro è allo stesso tempo una riflessione sul cinema italiano contemporaneo dell’ultimo decennio e un’indagine sull’arte degli autori della fotografia e sul loro particolare statuto di interpreti e realizzatori, attraverso la luce, delle scelte del regista. In un ristretto numero di film, venti titoli, raccontati dai cinematographers ai curatori del volume, si attraversano alcuni film che hanno segnato l’immaginario di questi anni e si contemplano molti e diversi tipi di approccio alla regia. Tra pellicola e digitale, autori della fotografia quali Renato Berta, Gogò Bianchi, Luca Bigazzi, Nicolaj Brüel, Maurizio Calvesi, Paolo Carnera, Arnaldo Catinari, Sandro Chessa, Daniele Ciprì, Matteo Cocco, Daria D’Antonio, Michele D’Attanasio, Francesco Di Giacomo, Stefano Falivene, Crystel Fournier, Gherardo Gossi, Giuseppe Maio, Ferran Paredes Rubio, Alessandro Pesci e Vladan Radovic ci parlano del loro lavoro al fianco dei registi Dario Albertini, Niccolò Ammaniti, Laura Bispuri, Claudio Caligari, Alessio Cremonini, Edoardo De Angelis, Leonardo Di Costanzo, Fabio e Damiano D’Innocenzo, Abel Ferrara, Matteo Garrone, Valerio Jalongo, Gabriele Mainetti, Pietro Marcello, Mario Martone, Salvatore Mereu, Nanni Moretti, Susanna Nicchiarelli, Matteo Rovere, Paolo Sorrentino, Daniele Vicari. E, come sintetizza perfettamente Renato Berta, ci insegnano che «la libertà esiste solo all’interno di una concezione».

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LUCE SU ALBERTO SORDI!
Alberto Sordi nei ricordi dell’autore
della fotografia Sergio D’Offizi

Tra gli artisti italiani della macchina da presa e della luce, autentici maghi dell’immagine, c’è Sergio D’Offizi, classe 1934. Nell’ambito della sua corposa e articolata fi lmografi a, D’Offizi ha stabilito un rapporto privilegiato con Alberto Sordi, uno dei cineasti che ha maggiormente segnato la storia del nostro cinema, come attore e come regista. Attore immenso e uomo di rara intelligenza, Sordi ha saputo circondarsi di persone che valorizzassero al meglio il suo talento di fustigatore dei costumi patrii, con un’attenzione particolare alla sua immagine e al suo personaggio. Sergio D’Offizi è stato per lui prezioso, fedele, fondamentale collaboratore. Il libro racconta puntualmente la storia di questo sodalizio artistico, le scelte luministiche adottate per capolavori quali Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy e Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli e l’affi ancamento creativo al Sordi regista in opere sia impegnate e profetiche sia intelligentemente esilaranti come Finché c’è guerra c’è speranza, Le vacanze intelligenti (episodio di Dove vai in vacanza?), Tutti dentro, Io e Caterina, Io so che tu sai che io so. Descrivendo anche, tra le righe di una rigorosa relazione professionale, una lunga amicizia, tanto discreta quanto profonda.

 

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CONVERSAZIONI SU FAVOLACCE

CONVERSAZIONI SU FAVOLACCE

a cura di Ludovico Cantisani
con foto di set e disegni di Fabio e Damiano D’Innocenzo
in copertina: uno scatto sul set di Favolacce di Fabio e Damiano D’Innocenzo
formato paperback, a colori
ISBN : 978-1-909088-46-7

Pubblicato in occasione dei David di Donatello 2021 e delle numerose candidature ottenute dall’opera seconda dei fratelli D’Innocenzo, il libro ripercorre e indaga la creazione del film rivelazione del 2020 attraverso una serie di conversazioni e un esteso saggio del curatore. In uscita il 10 maggio, il libro sarà disponibile presso i rivenditori on line, sul sito dell’editore (in offerta speciale fino al 31 maggio) e ordinabile in libreria presso l’editore

A discutere con Cantisani (e Alain Parroni nel caso dei registi) la propria esperienza del film sono: Fabio e Damiano D’Innocenzo, l’autore della fotografia Paolo Carnera, la montatrice Esmeralda Calabria, le scenografe Emita Frigato e Paola Peraro, il costumista Massimo Cantini Parrini, i produttori Agostino e Giuseppe Saccà (Pepito Produzioni), i direttori di casting Davide Zurolo e Gabriella Giannattasio, il colorist Andrea “Red” Baracca, e gli attori Barbara Chichiarelli, Ileana D’Ambra, Federico Majorana, Max Malatesta, Lino Musella, Max Tortora.

Nella loro ricchezza e varietà, queste conversazioni, insieme all’analisi critica del curatore, rivelano e mettono a fuoco le intuizioni narrative e registiche e quella serie di originalità che hanno fatto di questo film un caso nel panorama cinematografico italiano.

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ARCOBALENI DI GRIGI E NUOVI COLORI

Conversazione con Vladan Radovic

a cura di Ludovico Cantisani
in collaborazione con Tobia Cimini e Lorenzo Castagnoli

Vladan Radovic è oggi uno dei più influenti e innovativi autori della fotografia del cinema italiano. Allievo del leggendario Peppino Rotunno, che gli trasmise i segreti e i ricordi dei set di Fellini, Visconti e De Sica, dopo una breve gavetta tra cortometraggi e pubblicità ha esordito nel 2004 con Saimir di Francesco Munzi, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia: recensendo il film, il critico dell’unità Dario Zonta lodò la fotografia, definendola “un arcobaleno di grigi”. Il suo percorso prosegue al fianco di registi molto diversi fra loro, con grande apertura e larghi margini di sperimentazione: da Paolo Virzì e Gianni Zanasi a Salvatore Mereu, da Ruggero Dipaola a Laura Bispuri e Saverio Costanzo. Negli anni Dieci del secondo millennio, con l’abbandono dell’amata pellicola, Radovic si è imposto come uno dei più fini interpreti del digitale ed è stato il primo direttore della fotografia a vincere il David di Donatello per la migliore fotografia con un film in digitale, l’opera terza di Munzi Anime nere. Particolarmente significativo in questo ambito è il suo studio dell’uso delle LUT (Look-Up Table), settaggi applicabili al girato per avvantaggiare il lavoro registico sul set. Radovic è poi il direttore della fotografia che più spesso ha collaborato con il produttore e regista Matteo Rovere, con Sydney Sibilia e il team della Ascent/Groenlandia per film produttivamente innovativi e caratterizzati da una grande esplorazione registica e fotografica, come la trilogia di Smetto quando voglio e la serie televisiva Romulus. Ed è stato distribuito in tutto il mondo Il traditore, crepuscolare ritratto del pentito Tommaso Buscetta, diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Pierfrancesco Favino, che Vladan ha accompagnato a Cannes nel 2019. Membro dell’AIC e di Imago, ripercorrendo in questa lunga conversazione il suo lavoro con particolare focus sugli aspetti tecnici ed estetici della fotografia, tra incontri, aneddoti e folgorazioni visive, Vladan Radovic traccia un vero e proprio “state of the art” del cinema italiano contemporaneo.

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LA LUCE NECESSARIA LIBRI CINEMA

LA LUCE NECESSARIA.
Conversazione con Luca Bigazzi

Seconda Edizione aggiornata 2014. Versione a colori

 

Il libro, a due soli anni dalla pubblicazione (2012) è già alla sua seconda edizione aggiornata (2014), con tre nuovi capitoli per oltre 90 nuove pagine. L’aggiornamento riguarda un percorso nel cinema e nei documentari di Carlo Mazzacurati; una riflessione sul passaggio epocale dalla pellicola al digitale; una lettura de “La grande bellezza”, premio Oscar Miglior film straniero 2014, che scava nelle peculiarità del fare cinema dello staff di Sorrentino.
Per il resto il libro “illumina” aspetti poco noti delle migliori opere cinematografiche italiane degli ultimi trent’anni. Dopo la prefazione di Silvia Tarquini e il saggio introduttivo del curatore, la narrazione di Luca Bigazzi – direttore della fotografia e insieme operatore di macchina – si snoda attraverso dodici capitoli raccogliendo con coerenza caratteri tecnici, artistici ed etici del lavoro sul set. Bigazzi racconta il sodalizio con Silvio Soldini, le scelte linguistiche coraggiose e in anticipo sui tempi al fianco di Daniele Segre, lo straordinario lavoro con Martone sul territorio napoletano, l’esperienza con il dirompente cinema di Ciprì e Maresco in bianco e nero, l’avventura in Albania con Gianni Amelio, le collaborazioni con le diverse sensibilità di Giuseppe Piccioni, Francesca Comencini, Antonio Capuano, Ivan Cotroneo, l’attenzione ai registi esordienti, la militanza nel cinema impegnato di Andrea Segre e Leonardo Di Costanzo, le incursioni nel documentario, la scoperta di un regista come Abbas Kiarostami e, naturalmente, la partecipazione costante al cinema di Paolo Sorrentino, che con “La grande bellezza” gli regala l’Oscar per il miglior film straniero. A fare da specchio all’esposizione di Bigazzi, una straordinaria sezione “Testimonianze”, con 24 contributi di registi, attori, produttori che hanno lavorato con lui. Da segnalare il ricco apparato iconografico del volume, a colori, con foto di noti fotografi di scena.

DISPONIBILE A PREZZO SCONTATO SUL NOSTRO SITO OPPURE SU AMAZON.IT:
disponibile in versione a colori (edizione ampliata 2014)
versione economica in bianco e nero  (edizione ampliata 2014)
ed ebook (edizione 2012)

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L'EROICO MASINI

L’EROICO MASINI

Un direttore della fotografia tra Carmelo Bene e i fratelli Taviani

Mario Masini, classe 1939, iniziato al cinema da padre David Maria Turoldo e diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, si è ritagliato un posto d’eccezione come direttore della fotografia e come regista nel cinema underground e sperimentale romano degli anni ’60 e ’70, firmando “X chiama Y” (1967). Tra il 1968 e il 1973 ha fotografato quattro dei cinque film della parentesi cinematografica di Carmelo Bene, “Nostra Signora dei Turchi”, Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia, “Don Giovanni”, “Salomè” e “Un Amleto di meno”. Nella sua “Autobiografia” Bene definì Masini “eroico”, per gli sforzi compiuti nella realizzazione anarchica di “Nostra Signora dei Turchi” e degli altri film girati insieme, e ancora: «un genio della macchina da presa, che dopo aver lasciato la vita nei miei film, ha pensato bene di cambiar mestiere». In seguito infatti, dopo aver collaborato, tra l’altro, con i fratelli Taviani per “San Michele aveva un gallo” e “Padre padrone”, Palma d’oro a Cannes nel 1977, Masini ha abbandonato il cinema per entrare nel mondo delle scuole steineriane, salvo ritornare a lavorare, negli anni ’90, a film tedeschi, italiani – “Tutto parla di te” di Alina Marazzi –, portoghesi ed etiopi: tra i film fotografati in quest’ultima fase della sua carriera, “Why Buddha?”, back-stage di “Piccolo Buddha” di Bertolucci, diretto da Paolo Brunatto, e “Teza” di Haile Gerima, Leone d’argento a Venezia nel 2007. Testimone privilegiato di un’era di avanguardie, in queste pagine Masini riattraversa la sua straordinaria esperienza artistica, tecnica e umana.

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