L'EROICO MASINI

L’EROICO MASINI

Un direttore della fotografia tra Carmelo Bene e i fratelli Taviani

Mario Masini, classe 1939, iniziato al cinema da padre David Maria Turoldo e diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, si è ritagliato un posto d’eccezione come direttore della fotografia e come regista nel cinema underground e sperimentale romano degli anni ’60 e ’70, firmando “X chiama Y” (1967). Tra il 1968 e il 1973 ha fotografato quattro dei cinque film della parentesi cinematografica di Carmelo Bene, “Nostra Signora dei Turchi”, Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia, “Don Giovanni”, “Salomè” e “Un Amleto di meno”. Nella sua “Autobiografia” Bene definì Masini “eroico”, per gli sforzi compiuti nella realizzazione anarchica di “Nostra Signora dei Turchi” e degli altri film girati insieme, e ancora: «un genio della macchina da presa, che dopo aver lasciato la vita nei miei film, ha pensato bene di cambiar mestiere». In seguito infatti, dopo aver collaborato, tra l’altro, con i fratelli Taviani per “San Michele aveva un gallo” e “Padre padrone”, Palma d’oro a Cannes nel 1977, Masini ha abbandonato il cinema per entrare nel mondo delle scuole steineriane, salvo ritornare a lavorare, negli anni ’90, a film tedeschi, italiani – “Tutto parla di te” di Alina Marazzi –, portoghesi ed etiopi: tra i film fotografati in quest’ultima fase della sua carriera, “Why Buddha?”, back-stage di “Piccolo Buddha” di Bertolucci, diretto da Paolo Brunatto, e “Teza” di Haile Gerima, Leone d’argento a Venezia nel 2007. Testimone privilegiato di un’era di avanguardie, in queste pagine Masini riattraversa la sua straordinaria esperienza artistica, tecnica e umana.

CONTATTI

IL SORPASSO.

Viaggio nell’Italia del boom

A cura di Gerry Guida e Fabio Melelli

Il sorpasso è un film che ha saputo raccontare, meglio di qualsiasi trattato sociologico o testo storiografico, un momento epocale del nostro paese, quello del boom economico. A sessant’anni di distanza dalla sua prima uscita pubblica e in occasione del centenario della nascita del suo attore protagonista, Vittorio Gassman, questo volume torna a percorrere le strade del film mettendo in evidenza i motivi per i quali è diventato un autentico cult-movie, un caposaldo della cosiddetta Commedia all’italiana, scandagliando ogni aspetto della realizzazione e illustrandone il dietro le quinte attraverso testimonianze inedite di attori e tecnici. I vari saggi collocano il film non solo nell’ambito della grande tradizione del cinema italiano, ma anche nel contesto culturale e sociale che lo ha espresso. Il sorpasso viene interpretato anche come prototipo del road-movie, modello per una lunga filmografia successiva, aperta da Easy Rider, che a tutti gli effetti può essere considerato un suo libero remake. Particolare attenzione viene riservata alla componente musicale, affidata come noto a canzoni di grande successo popolare, canzoni che ancora oggi vengono associate alle immagini del film.  Il sorpasso ha fissato in eterni istanti in bianco e nero una delle estati più promettenti della nostra storia, estate sulla quale, però, già si addensavano le nubi di una stagione diversa, quella che avrebbe portato al lungo autunno degli anni ’70.

Questo libro dialoga con la vulcanica personalità di Antonio Capuano e con la sua opera cinematografica, partendo dall’indissolubile commistione tra la sua dimensione artistica e quella personale, in un corpo a corpo con la sua storia, il suo mondo di appassionate preferenze e altrettanto radicali rifiuti

DA UNA PROSPETTIVA ECCEDENTE.

In dialogo con Antonio Capuano
a cura di Armando Andria, Alessia Brandoni, Fabrizio Croce

Questo libro dialoga con la vulcanica personalità di Antonio Capuano e con la sua opera cinematografica, partendo dall’indissolubile commistione tra la sua dimensione artistica e quella personale in un corpo a corpo con la sua storia, il suo mondo di appassionate preferenze e altrettanto radicali rifiuti, il suo sguardo singolare e sorgivo sulla vita e sul cinema. Composto da una lunga conversazione, nella prima parte, e da saggi critici nella seconda, il volume “fa esperienza” di Capuano approfondendo di volta in volta la regia e il rapporto con gli attori, la concezione del montaggio, la relazione con il paesaggio e con lo spazio urbano, il senso dell’inquadratura, la dialettica tra scrittura e realtà, l’assillo del tempo; incrociando così la vasta gamma di armonie e disarmonie di un percorso entusiasmante e vitale che eccede costantemente i margini.

E rintracciando, come scrivono gli autori, «quel coraggio selvatico e quella autenticità materica che alimentano costantemente il bisogno di andare alla ricerca di una verità delle cose, dentro e fuori di sé».

 

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